L’amore al tempo del 6G

«CERTO CHE DOMANI MI CONNETTO CON TE AL COMPLEANNO DI PEDRO 🙂 »
«L’hai detto anche del battesimo di Leo!» disse la voce leggermente metallica nelle cuffie di Ugo.
«TI PROMETTO CHE QUESTA VOLTA CI SARÒ 😉 »
«Benissimo, allora più tardi ti mando il link. Però connettiti prima in privato, vorrei chiederti una cosa.»
«SÌ AMORE, MA ORA STACCO, IL MIO CAPO STA ENTRANDO NEL MIO ACCOUNT :* »
Ugo si affrettò a chiudere la chat con Carmen. Non poteva parlare durante le ore lavorative. Visto l’andazzo del mercato il rischio era di finire a fare data-entry.
“Contattami prima in privato.” Ripensò alle parole di Carmen e rabbrividì. Tutte le minacce dei ragazzi di “PokerLine” tornarono prepotenti: “Si piazzerà sul tuo divano e non te ne libererai più!”
Staccò gli occhi dai monitor e si voltò. Abbandonata sul pavimento la scatola ribaltata della pizza gli ricordava l’ultimo pranzo. Stava bene solo, e non voleva che nessuno entrasse nella sua vita.
«Mai!» disse picchiando i pugni sulla scrivania.
Un beep echeggiò nelle sue orecchie. Guardò i monitor e rimase a bocca aperta. Una nuvoletta bianca con la faccia triste diceva: SIGNAL NOT FOUND.
Controllò le spine ed erano tutte collegate. Inspirò profondamente e guardò l’orologio. Non c’era nessun segnale 6G.
Non era il momento del panico. Poggiò l’indice sul quadrante e scandì: «Assistenza.» Immediatamente partì una voce simile a quella di Carmen che lo indirizzò verso la risoluzione del problema, ma il verdetto fu tremendo: «Siamo spiacenti, ma si è verificato un guasto nei server. Riprovate tra qualche ora.»
Fu il panico. Senza pensarci si alzò e andò verso la porta, raccolse il soprabito impolverato, lo infilò e uscì in strada.
L’aveva letto su un Forum di sopravvivenza. In caso di crash del sistema doveva recarsi in un posto affollato per evitare il panico da disconnessione.
Mise un piede in strada, la luce l’accecò, non ricordava da quanto non si avventurava fuori. La prima cosa che notò fu l’odore dell’aria: leggera.
I non informatizati lo schivavano guardandolo male, forse per la carnagione chiara, o magari per i boxer che indossava. Non se ne curò ed entrò in un bar, era gente strana quella che non viveva in rete.
Da dietro un bancone una ragazza lo guardò e sorrise.
«Giorgio, ce n’è un altro!» disse.
«Allora mettilo con loro!» rispose una voce maschile.
La ragazza gli andò incontro. Era poco più bassa di lui, a ogni passo i seni prosperosi ballonzolavano. Gli poggiò una mano sul braccio e sorrise ancora.
«Seguimi!» disse.
Ugo si irrigidì. Una sensazione strana gli procurò un movimento nei boxer.
Entrarono in una stanza sul retro, lei gli indicò una sedia. Il ragazzo si guardò attorno; c’erano altre persone come lui che fissavano il muro.
«Stai tranquillo, passerà presto» disse la barista a bassa voce. Con la mano gli stropicciò i capelli e se ne andò.
Ugo non rispose, abbassò lo sguardo alla vita e si mise a rivalutare tutti i suoi dogmi. Forse non era poi così male avere qualcuno sul divano.

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