Quella zombie, non è un’apocalisse per bambini!

Piccoli, imprevedibili e fastidiosi. Sono quanto di peggio possa capitarvi durante un apocalisse zombie.

No, anche se con loro hanno tanto in comune, non sto parlando dei gremlins ma dei bambini.

Nelle grandi produzioni non se ne vedono tanti, forse per una questione di politically correct ma più probabilmente perché i cuccioli d’uomo sarebbero assolutamente ingestibili in caso di invasione zombie.

Immaginate una giornata (post-apocalittica) tipo: mamma, papà e bambino si svegliano e iniziano a preparare la colazione.

Considerando che il panettiere è stato sbranato un mese fa, e che il supermercato è diventato il covo di un gruppo di sopravvissuti dediti al cannibalismo, da mangiare è rimasta solo una scatoletta di crauti portata dal vostro caro amico Diego alla grigliata di due anni orsono. Suddetta scatoletta, probabilmente già scaduta nel momento in cui vi veniva affidata “ma tanto è risaputo che la roba in scatola non va a male”, emana fluorescenza e nel momento dell’apertura rilascia uno sgradevole odore acre.

Mamma reagirà sorridendo, papà storcerà il naso e il piccolo demone, che credevate essere vostro figlio, inizierà a lamentarsi perché vuole un Kinder fetta al latte.

Superato la prima diffidenza, e dopo la vostra paziente opera di convincimento basata sulle proprietà nutritive dei crauti scaduti, il bambino potrebbe fare colazione o, più probabilmente, potrebbe decidere di saltare il pasto.

I minuti successivi vedranno i genitori struggersi sul da farsi: la dispensa è vuota ma nessuno dei due ha voglia di uscire a fare shopping. Eppure il peggio deve ancora venire, la discussione muore in fretta: il bambino, spostatosi in sala, si annoia!

Andate a spiegare a un bambino dell’età compresa tra i 2 e i 12 anni che la noia equivale a essere ancora vivi. Vi accorgerete che non è cosa semplice…

A questo punto, uno dei due genitori si impegnerà a intrattenere il piccolo e l’altro uscirà di casa per procacciare cibo con nel cuore la recondita speranza di essere sbranato.

Sicuramente la mia visione è pessimistica ma credo che la giornata (post-apocalittica) tipo, in compagnia di un bambino, non possa superare la durata di un’ora. Se non mi credete andate a guardare “The Walking Dead”. La serie della AMC Studios ci ha fornito parecchi spunti di riflessione.

Nella puntata pilota ce ne presentano due:

  1. Il figlio di Morgan che, per quanto sia grandicello e quasi autonomo, sarà la causa della follia del padre.
  2. La piccola con il pigiamino rosa, il sorriso poco rassicurante e il peluche che lancia un messaggio inequivocabile: il bambino muore in fretta!

Nonostante l’inizio choc la produzione non sembra averne mai abbastanza di bambini così già nalla seconda puntata incontriamo Carl (il più longevo della serie) e Sophia.

La figlia di Carol, dopo una fuga abbastanza stupida, causerà una delle parti più noiose dell’intera serie: una caccia estenuante (più per lo spettatore che per i protagonisti) che però avrà un culmine degno di nota.

Nello stesso periodo, l’erede designato di Rick, con tanto di cappello da sceriffo e pistola, passerà quasi tutto il tempo in coma per colpa del primo di tanti buchi che si ritroverà nel cranio.

Quindi, a nemmeno un giro di boa, abbiamo quattro bambini petulanti che cacciano tutti nei guai.

Però TWD ci insegna che al peggio non c’è mai fine così, mentre Rick, Shane (già morto) e Lori decidono di mettere al mondo Judith “Spaccaculi”, sullo schermo compaiono due adorabili sorelline: Lizzie e Mika Samuels. Loro restituiscono la voglia di vivere a Carol giusto il tempo per rigettarla in un baratro senza fondo. L’insana passione di Lizzie per gli zombie causerà quella che, a mio avviso, è stata la parte più tremenda dell’intera serie.

Nel frattempo un numero imprecisato di bambini muore, giusto per sottolineare la fragilità della vita durante l’apocalisse.

Da qui in poi compaiono altri neonati, infanti, bambini e ragazzini di poco conto. Quasi tutti vengono strappati dalle braccia dei genitori per finire tra quelle caritatevoli di chi li ha resi orfani.

A questo punto dovreste aver cancellato ogni vostro dubbio: quella zombie, non è un’apocalisse per piccoli!

Per ovviare questo problema io ho iniziato un duro addestramento con i miei figli che, servizi sociali permettendo, mi permetterà di avere al mio fianco tre piccoli ammazza zombie.

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